La mia città natale è Donetsk, nella regione del Donbass, una terra di cui Dziga Vertov ha rivelato al mondo l’esistenza nel suo film d’avanguardia del 1930, Sinfonia del Donbass (Entusiasmo). E’ stata – in parte è ancora – una regione di miniere e minatori, di fatica e di sudore, e oggi, dopo la dissoluzione dell’URSS, è una delle aree meno pacificate, dove dal 2014 è in corso una guerra civile che ha già causato oltre diecimila vittime fra soldati e civili.
Nel 1988 di tutto questo non c’era il minimo sentore, si avvertiva solo il potere liberatorio dell’inizio di quel cambiamento che riassumiamo nella parola Perestrojka, un vento che presto avrebbe soffiato ovunque in Unione Sovietica. In quell’anno mi fu concesso uno spazio espositivo. Era un sotterraneo, un ex rifugio antiaereo, che con l’aiuto di pochi amici ho convertito in galleria d’arte. L’abbiamo chiamata Avangard e nei tre anni in cui è esistita ha ospitato mostre, proiezioni e vere e proprie sessioni di storia dell’arte, di arte non ufficiale naturalmente e di arte occidentale, a cui si cominciava appena ad avere accesso. Gli artisti che frequentavano Avangard o che andavo personalmente a scovare nei loro piccoli studi o appartamenti, intenti a liberarsi dai lacci del Realismo socialista erano assetati di nuovi linguaggi, alla ricerca di uno stile individuale con cui esprimere al meglio la propria indole artistica e dare forma al proprio bisogno di creare.
A distanza di quasi trent’anni, quella galleria sotterranea rivive nella mostra che ho curato, “Goodbye Perestrojka”, allestita alla Galleria regionale di arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo dal 2 dicembre 2017 al 28 gennaio 2018, con opere di pittura, grafica, fotografia, ceramica, in gran parte del periodo 1988-1992 (ma ce ne sono alcune anche del periodo pre-perestrojka, dal 1983, e post-perestrojka, fino al 1999), provenienti da tre collezioni private, di Vienna (collezione Gerald Klebacz), Tel Aviv (collezione Oleg Ulyansky) e Gradisca d’Isonzo (collezione Domenico Ripellino). Proprio a Gradisca, infatti, si trova una parte delle opere degli artisti che avevano esposto all’Avangard di Donetsk e che avevo portato in Italia per la prima volta nel 1992.
Il catalogo della mostra, in versione italiano/inglese, è pubblicato da Antiga Edizioni.
Vladislav Shabalin